Il lupo e il cavallo bianco - Palude, Uduvicio Atanagi


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C’è un lupo. Disse la voce.

C’è un cavallo bianco.

Il lupo è un bambino crudele.

Il cavallo è un ragazzo selvaggio che non corre più.

Noi siamo terra fertile per quello che vogliono loro.

Il bambino è ingordo, vuole sempre di più.

Il bambino è un lupo e i lupi hanno sempre fame.

Guardati dal lupo, guardati dal cavallo bianco.

C’è un terzo bambino, il più spaventato di tutti.

Il lupo sente il suo odore, ma sente anche il tuo.

Tutti vogliono mangiare, tutto mangia, è la natura delle cose.

Capisci, Teresio?

Fa molto più buio di quello che pensi.

I sistemi di difesa del Devoniano

Esoterismo misteri occulto devoniano acritarchi

“Gli esseri umani, ma anche tipo i gatti e altri animali, usano delle tecniche per non esplodere, parlare, fare le fusa, strusciarsi, delle volte permette una trasmissione, scarica una pressione interna potenzialmente letale all’interno di un altro organismo che accetta volutamente o meno di prenderla. Creature come Bianchissima, non sono dotate di questo sistema, accade così anche a certe forme di vita astrale, cose perdute nell’universo o nei grandi oceani, esseri unici che provano emozioni frutto di vicoli ciechi incondivisibili. Quello che io sto facendo adesso, è infinitesimamente più piccolo di quello a cui Bianchissima ambiva in quel momento. E se ti chiedi se magari non avrebbe potuto parlare con me, posso dirti che nemmeno io la capisco, che quello che ha dentro, potrebbe spazzare via anche queste parole, entrarti negli occhi e incendiarti la mente fino a farti saltare il cuore.”

La maternità di Rita, Bianchissima, estratto

“Con uno sgraffio le squarciò le guance, con l’altro le fece una striscia rossa lungo la cute. Chiudeva i pugni e glieli scaricava addosso fino a rompersi i polsi. E mentre lo faceva piangeva, la bocca piegata all’ingiù, gli occhi ormai privi di luce che si muovevano ossessi cercando qualcosa, forse una parte di lei da distruggere, forse l’idea che distruggendo quello specchio di carne, potesse in qualche modo punirsi o redimersi, forse una traccia di lui, quei punto dove finiva Bianchissima e cominciava suo padre”.

Quello che succede nell'ospedale, Bianchissima, estratto

“Scoprì quella notte che l’ospedale aveva più di una vita segreta. Da feritoie e buchini, vide una serie di incontri feroci, orge che si consumavano tra medici e infermiere, pazienti paralitici trasformati in giocattoli erotici da fameliche dottoresse. Vide un gruppetto di dottori e membri della sicurezza, violentare a turno una ragazza in stato vegetativo, e ancora gli scatenati rapporti che si consumavano in sala operatoria, dove una possente anestesista faceva giochi di aghi e di vene su infermierette e dottorini che si eccitavano fino ad esplodere in orgasmi stridenti tra clisteri, farfalline e punture”.

L'illusione della scienza

“La fisica dell’universo, le leggi del cosmo e del nulla, sono ben più complesse del concetto di ripetibilità che abbiamo innalzato a divino con il metodo scientifico. La scienza del ripetibile non può comprendere o accettare il caos, ed è nel caos in cui sguazziamo, e tutte le leggi matematiche e le intuizioni dei fisici e degli occultisti, non possono nulla dove non esiste uno schema, dove niente si ripete mai più. 

Mi chiedo come abbia fatto Rut a capirlo, non l’ho sentita pensare il suo piano, forse lo faceva di nascosto anche a me, e a tutti gli altri, forse lo faceva fin da piccolina, quando agitando le pinne era uscita dall’utero magro di Rita, o forse è stato un impulso improvviso, un atto estremo d’amore, l’unica costante, l’elemento che trafigge le infinità dei mondi, che dilaniandosi il cuore, riesce a cucirle insieme”.

Faccia di Teschio incontra Vampiro poco dopo la trasfusione - Bianchissima, terza revisione

Lui la guardò triste, sembrava essersi un po’ ripreso, ma si vedeva che era debolissimo, e Faccia capì perché per poco Mostro non l’aveva ammazzato e anche perché era stato sopraffatto da Gnomo. Stava male, come non era mai stato, perché nonostante tutto, anche loro, come me, come te, pensavano di vivere in una specie di eterno presente, dove anche se sai che devi morire non muori mai, e dove tutto quello che ami rimane in eterno, non riesci a credere che lo perderai. 

DIMMELO. 

Chi è che urla? Di chi è questa voce, questo strillo nasale che esce dalle viscere di uno scheletro. Chi possiede una gola così grossa? Chi è così disperato da lanciare una lama che taglia la notte, che gli rispondono gli uccelli lontani, a stormi che adesso volano bassi come sciami di mosche, che si posano sui fili della corrente, sulle antenne dei cellulari, che contemplano le distese di uccelli morti nel bosco che nessuno ha ancora visto, che le troverà un cacciatore, tra giorni, che li osserverà, chiedendo smarrito al cielo come se il cielo potesse rispondere, e sarà solo buio.