Quelli sono i figli di puttana che hanno stuprato tua sorella

e stanotte li faremo cagare sangue.

Avevamo tutta una serie di maschere e cappucci colorati, sembravamo un gruppo di supereroi solo che non avevamo superpoteri, almeno che una spranga, un coltello e una pistola non fossero considerabili dei superpoteri.
Babbo ha tolto la sicura e ha detto questa finirà in bocca a qualcuno, allora nonno mi ha guardato ha tirato fuori un attrezzo da giardino e ha detto, e questo in culo.
Eravamo una decina e loro erano un casino, ma non avevo paura, niente mi faceva più paura, niente poteva più farmi male. Eravamo come dei ragazzini, avanzavamo fieri brandendo tutto quello che eravamo riusciti a trovare, i fari delle auto brillavano rischiarando il buio e a me mi sembravano dei sottomarini che illuminavano un abisso perchè mi era sempre piaciuto e il mondo a me mi era sempre sembrato un abisso nero e noi dei piccoli fari che provavano a rischiararlo, qualcuno suonava il clacson, le luci rosse lasciavano delle scie bellissime nella notte gelida.

Tutto era freddo, camminavamo fianco a fianco come se fossimo dei supereroi, sentivo il calore dei corpi degli altri, babbo che ogni tanto mi guardava e poi riguardava avanti e io mi accorsi di quanto in realtà gli volevo bene e di come non glielo avessi mai detto, il freddo mi tagliava la faccia e il cuore mi batteva fortissimo, la strada rifletteva le luci dei locali e dei lampioni, la scritta immensa e intermittente del bingo, le palme finte con le luci al neon e le foglie di plastica, le vetrine dei pochi negozi di periferia con la roba illuminata dentro, i cartelli dei saldi perenni e i bigliettini dei metro notte dati tutti insieme e caduti in terra. 
Era come se in quell'istante ogni cosa fosse tornata al suo posto, era come se tutto stesse andando bene, come diceva sempre lei. Va tutto bene.
Io non avevo più paura di niente, non dei coltelli e non delle mazze da baseball, l'unica cosa che mi spaventava era il cuore di nonno.