Mostruosa, Madame Feval e il professore si perdono nel buio



”Si ritrovò così sola, di fronte a quell’ultimo spettacolo del suo viaggio, auto spettrali che si muovevano sole senza nessuno alla guida, i fari bianchi unica traccia della loro esistenza che diventano flebili luci, che poi svanivano come la luna quando sparisce dietro alla nuvole nere.
Le macchine vagavano incrociandosi, sfiorandosi, si muovevano in direzioni tutte diverse, come non sapessero più dove andare, giravano in tondo senza una meta, cambiavano traiettoria, tornavano indietro. Erano tantissime, adesso poteva vederle, lucine sperdute, un luna park abbandonato con le giostre che non la vogliono smettere di viaggiare, la casa stregata che si accende all’improvviso, le ragnatele finte, le bare che si che si aprono e si chiudono illuminate dai resti di una luce già morta.
Aggrappata al volante, tutta ingobbita e con il labbro inferiore che tremolava, Madame Feval continuò a guidare, l’auto che li traghettava sempre più giù, i fari addormentati dei mezzi fantasma che la abbagliavano, le accendevano il volto, poi scomparivano dentro alla pioggia.”