L'insetto, estratto




La voce dell’insetto non saprei bene come definirla, potrei però provare a descriverla come quel tipo di voce che dovrebbe uscire dalla gola di un ragno, una specie di stridulo urlo profondo lanciato da centomila gole di insetto.
L’insetto poi non parla correttamente, i suoni che emette sono tentativi di imitare il linguaggio umano. Sono io che riporto le sue frasi in maniera corretta, per esempio quando l’insetto vuole sapere come sto chiede, tsu cvome esserte. Tu come essere, di conseguenza, come stai?

Il linguaggio dell’insetto è in qualche modo brutale e primordiale ma non difficile da comprendere.

Io e l’insetto parliamo di molte cose, anche se lui non sempre è loquace. Passano giorni e giorni dove l’insetto si limita a ansimare, come quella volta che si è riempito di bubboni che gli rompevano il guscio e allora ho dovuto pulirlo e lavarlo e strizzare uno a uno i bubboni, lasciando fuoriuscire cose gialle e nere, cose di un giallo accesso che pare accecarti e mostrare mondi giganteschi dove si ergono edifici impossibili immensamente vuoti, e di un odore che pare corromperti l’anima e il cuore, eccitandoti in un piacere segreto, come una piccola scarica elettrica costante all’altezza dei genitali.