Rita, Bianchissima - Estratto

Quando provò ad ammazzarsi non se ne accorse nessuno.
Lo fece un giorno che i suoi non c’erano. Erano usciti con suo fratello, forse per una visita medica, o per comprargli un giocattolo, non lo sapeva.
Quel giorno girò per la casa in mutande, camminando scalza sul pavimento sudicio che la sua mamma non aveva pulito, perché iniziava a non fare le cose, come se quella stanchezza fosse ereditaria, come fosse al contrario, che il male dei figli ricadeva sui genitori.
Si spogliò nuda, e giocò con la luce bluastra che arrivava dalle finestre, guardando i giochi che faceva sopra le dita, sopra le braccia, come le esaltava i peli, come i peli creavano delle ombre sopra la pelle.
Si provò a masturbare guardando una foto su un giornale di gossip, poi smise, mangiò lo yogurt, la maionese, le merendine, poi si mise a sedere in terra, rise forte e poi pianse, il naso grosso che si arrossava, i denti da cavallo che si mostravano mentre le labbra lasciavano un luccichio di bava sulle gengive. Prese la testa tra le mani, rise di nuovo, poi singhiozzò, e spalancando gli occhi si mise ad urlare.