La seduta spiritica


La vecchia tentenna, piega la testa all'indietro e la testa fa chioc.
Le dita sembrano stecchi, le braccia scheletriche mostrano le vene sfinite, lo scialle nero ci ciondola sopra, fa trasparenze funeree, si adagia sui nervi.
La vecchia spalanca la bocca e inizia a sbrodolare una sostanza rossa, densissima, il sangue le cola sulle labbra avvizzite, le cade a litrate sui seni secchi, sulla collana, i gioielli. 
Il sangue scivola sopra al tavolo, cade per terra scrosciando, le signore rabbrividiscono, tremano, gli uomini trattengono il fiato, il conte Anteluchi osserva in silenzio, porta una mano alla guancia cercando di nascondere la deformità dei suoi denti, quel molare gigante che si allunga, che gli spezza la faccia, rompe le forme aguzze del volto, la sua aria regale, l'alone, il potere che lo circonda come polvere nera.
La stanza è più buia, le luci si fanno flebili, ondeggiano, annegano nella tenebra. Adesso dal sangue iniziano a emergere i primi volti, la luce è loro, la luccicanza che li riveste. Escono protuberanze, ditina, linguine, escono bolle, gorgogli che sembrano voci. 
La vecchia ha un conato, poi un altro, e sul tavolo si riversa un'ondata rossa, un plasma vivo vermirglio che sgorga dai margini, che scende come fontane, che mentre avanza gli uomini, le donne, le ragazzine e i bambini si avvicinano ai bordi del tavolo, aprono bocche, stringono labbra come cannucce, cominciano a bere.