Le vecchie

Le vecchie sono sudice puzzano, si muovono a gruppi, appiccicate, come potessero allontanare la morte. Hanno paura, si pisciano addosso, mugugnano sussurrano sputano, i bambini gli ciondolano sopra le groppe. Quelle dietro stanno a guardare, muovono le teste pelate, i ciuffi di capelli che sembrano ragnatele, erba secca. I bambini sono nati morti, loro se li portano sulla gobba, li fanno ondeggiare. La notte li prendono in braccio, gli fanno la nanna, puliscono il culo, gli danno i bacini, ci fanno le bambole. Alcune se li litigano, altre mostrano il sesso di questo quello dell'altra, dicono guarda qua, come il principino da piccolo, come il Re, l'avvocato, com'era il conte, questo è il figliolo della Dora, quando l'ha sgravato sembrava piangesse, io l'ho sentito, tu sei tonta Rosita, sei dura come una pietra, sei scema come le vacche, io l'ho sentito, tu senti gli spettri, hai la testa piena di merda. La Rosita mette il broncio, piega tre, quattro menti, la barbetta si conficca nei seni, prende il corpicino, lo porta in groppa, se lo trascina in un angolo, va a guardare le lanterne, le falene, le mosche. Non ascoltare dice, ora ti porto ti diamo la vita, diventi un duchino, un cavaliere, un notaio, ti ripulisco, ti insegno, ti amo, lo tiene in braccio lo coccola, gli fa cavallino, lo bacia, il corpicino ciondola, le manine, piedini si muovono vuoti, danzano insieme, lei batte i piedi, lui picchia i palmi, le nocche contro il gobbone della Rosita, poi ombre, poi ancora, si bagnano nella luce fumosa, la bruma livida, lucida che ingialla la notte, che ingialla il bambino, che ingialla la vecchia.