Pidocchiosa e Michele Lera, Mostruosa, Estratto



“Adesso, nella luminosità tenue la deformità del suo viso si accentuava, aveva un occhio nero, gonfio, e uno zigomo tutto sciupato. Era brutto, mostruoso, e questa sua deformità improvvisa palesava in lei l’amore. Avrebbe leccato quel tetro bubbone, avrebbe baciato il sopracciglio spaccato carezzando con la lingua la fenditura dentro la carne. Lo aveva preso e infilato dentro, aveva avvolto la sua figura e se ne era fatta una sua dentro al petto. Era questo che li teneva vicini, una cosa che avveniva per imitazione, era quel piccolo Michele Lera dentro di lei che le permetteva di accedere a quello vero; e lei quello vero, nonostante il male, nonostante si odiasse e si sentisse sconfitta anche solo per provare a pensarlo, lei lo amava.”