Al culmine della disperazione, inebriato da un'ansia impetuosa, iniziai a
frequentare chiese e cimiteri, a dormire nelle bare dei morti, a cospargermi il
volto della sabbia che producevano i loro corpi.
Riuscivo così a sentire mondi e parole nuove, disteso anche io in una
valle di lapidi che pareva non avere fine, perché solo i morti sono in grado di dire le cose
chiaramente, per accenni.
Bisognerebbe leggere solo scrittori morti. solo la morte
nella sua assolutezza è capace infatti di rendere una parola importante, solo
chi ci parla dal vuoto, dalla fine, dalla rovina, può dire qualcosa di un
qualche valore. Quindi non mi ascoltate, lasciate perdere questa bocca
scheletrica, questa faccia tinta da morto con la polvere che fanno i morti.
lasciate che gli spettri prendano vita e forma in una caccia a qualcosa di
immenso che è già stato arpionato, abbattuto, che già giace in qualche
profondità a consumarsi vacuo, immenso e solo, la sua carne che già inizia a
mostrare le ossa bianche e splendenti, la carne che si ritrae sconfitta,
rosicchiata dal tempo.