Quello che si scopava mia madre

 

© illustrazione di R.Rutigliano


Sai che tua madre era una strega? Sai che tua madre ha fatto parte del partito comunista di Katmandu e dell’insurrezione di Teheran? E ancora, sapevi che tua madre scriveva poesie?
Quello che si scopava mia madre se ne usciva fuori così ogni volta e ogni volta sembrava perdersi in qualche ricordo lontanissimo, la sua testa ondeggiava come quei cani di plastica che vendono nei grandi magazzini e io non riuscivo a capire, cercavo di immaginare e immaginarla, cercavo di capire che tipo di tempo e che tipo di colori e che odori avesse potuto respirare e mi chiedevo io dove stavo andando e mi chiedevo io che cosa stessi diventando esattamente.
Come poteva averla amata se non sapeva niente di lei mi domandavo, però poi capivo che lui sapeva moltissime cose di lei, infinite cose di lei, la conosceva come si conosce il libro più amato, come un film che non smetteresti mai di guardare, ma nonostante tutto, anche adesso che se ne era andata continuava a scoprire frammenti, piccoli particolari, segreti e storie seppelliti nei suoi innumerevoli taccuini, nei cassetti col doppio fondo, negli amici che la venivano a cercare, nelle pubblicazioni sotto pseudonimo, negli articoli di giornale raccolti per anni con quelle strane notizie che forse parlavano di lei.
Aveva frequentato sette e fondato avanguardie, sai che tua madre è stata in prigione? Sai che tua madre ha viaggiato sulla Transiberiana? Sai che quel pezzo di Bowie in realtà parla di lei? Lo vedevo perdersi, lo vedevo inseguirla in certe notti come inseguisse un fantasma che corre verso la luna, lo immaginavo tendere il braccio, gridare, restare immobile senza capire perché se ne fosse andata con gli occhi che si riempivano di lacrime che però non riuscivano a cadere, restavano lì, pronte a scivolare ma ancora lì, al limite dei suoi occhi.