Sai che tua madre era una strega?
Sai che tua madre ha fatto parte del partito comunista di Katmandù e dell’insurrezione
di Teheran? E ancora, sapevi che tua madre scriveva poesie?
Quello che si scopava mia madre se
ne usciva fuori così ogni volta ed ogni volta sembrava perdersi in qualche
ricordo lontanissimo la sua testa ondeggiava come quei cani di plastica che
vendono nei grandi magazzini e io non riuscivo a capire, cercavo di immaginare
e immaginarla cercavo di capire che tipo di tempo e che tipo di colori e che
odori avesse potuto respirare e mi chiedevo io dove stavo andando e mi chiedevo
io che cosa stessi diventando esattamente.
Come poteva averla amata se non
sapeva niente di lei mi domandavo, però poi capivo che lui sapeva moltissime
cose di lei, infinite cose di lei, la conosceva come conosci il libro che ami di più, come un film che non smetteresti mai di guardare, ma nonostante tutto,
anche adesso che se ne era andata continuava a scoprire frammenti, piccoli
particolari, segreti e storie seppelliti nei suoi innumerevoli taccuini, nei
cassetti col doppio fondo, negli amici che la venivano a cercare, nelle
pubblicazioni sotto pseudonimo, negli articoli di giornale raccolti per anni
con quelle strane notizie che forse parlavano di lei.
Aveva frequentato sette e fondato
avanguardie, sai che tua madre è stata in prigione? Sai che tua madre ha
viaggiato sulla transiberiana? Sai che quel pezzo di Bowie in realtà parla di
lei? Lo vedevo perdersi, lo vedevo inseguirla in certe notti come inseguisse un
fantasma che corre verso la luna, lo immaginavo tendere il braccio, gridare,
restare immobile senza capire perché se ne fosse andata con gli occhi che si
riempivano di lacrime che però non riuscivano a cadere, restavano lì, pronte a
scivolare ma ancora lì, al limite dei suoi occhi.
Una volta quello che si scopava
mia madre poi aveva iniziato a parlare di che cos’è un rapporto, io avevo
grugnito qualcosa e poi avevo provato ad andare via, ricordo che stavamo
facendo colazione, ricordo che il cielo era grigissimo e cupo, la pioggia
cadeva sbattendo contro alle finestre, facendo dei disegni sui vetri.
Vedi in qualche modo, aveva
detto, tu pensi di poter stringere una persona, di poterla tenere con te e sei
convinto di potere e lo vuoi ed è una specie di desiderio profondo che tutti
abbiamo di poter avere qualcuno, di possederlo, poi capisci che non puoi
prenderla e non puoi tenerla con te, puoi solo danzarci insieme, oppure volare
insieme come fanno certi uccelli o certi pesci quando si muovono nel profondo
del mare. A volte danzi così bene e i corpi sono così vicini che i cuori si
toccano, che a un certo punto non capisci più qual’è il tuo e qual è il suo, in
certi movimenti poi le anime si guardano, si sfiorano, si fondono e nella
fusione rimangono dei pezzi di te dentro di lei e dei pezzi di lei dentro di te
e non ti ricordi nemmeno più chi sei perché sei diventato qualcosa dove ci sono
anche pezzi di lei. Certe volte la sua anima ti entra nel cuore e quando si
allontana un po’ lascia come lo spazio della pressione, una nostalgia che ha
esattamente la sua forma e che può colmare solo lei quando si avvicina di
nuovo. È un ballo, una danza elegante e non devi sbagliare un passo e se pensi
ai passi che devi fare sicuramente sbaglierai, è un’armonia automatica e
sinceramente non so dirti a quale legge possa appartenere, credo sia simile al
mare o a come il vento muove le foglie, penso che se continui a seguire i
passi, se muovi le tue ali e cerchi di tenere la sua traiettoria si possa
volare insieme per sempre. Con tua madre dobbiamo avere sbagliato qualcosa,
forse l’ho stretta troppo per i fianchi, o le ho pestato un piede oppure lei in
qualche modo è inciampata, ti assicuro però che danzavamo benissimo, tutti i
riflettori erano su di noi, la gente si faceva da parte, io la facevo girare e
lei si voltava a guardarmi e poi mi baciava e ancora danzavamo, io e tua madre
eravamo bellissimi sai? Eravamo bellissimi…
Sembrava che parlasse da solo,
ricordo che è stata la prima volta che ho pensato all’amore, certe volte quello
che si scopava mia madre diventava qualcosa che io non potevo immaginare, credo
che mi sentisse davvero come sua figlia, o che vedesse in me un’eco lontana di
lei, me ne accorgo solo ora, me ne accorgo solo ricordandolo come se mentre
vivi la vita non riuscissi mai a viverla davvero anche se lo desideri con tutta
te stessa, adesso mentre le gocce si schiantano contro ai finestrini del treno addosso
sento freddissimo, adesso mentre scende il buio e le luci si accendono mi accorgo
di quanto mi abbia amata, mi accorgo di cosa mio padre che non era mio padre
sia stato per me.