Gli disegnavano in faccia come delle cose luminose.

Babbo e mamma urlano fortissimo e a Daniel gli fa male la testa fortissimo.
Dalla cucina arriva un rumore di cose sbattute, che sono porte, che sono piatti, che sono gole che urlano, saliva, pezzi di cose arrabbiate da tirarsi addosso per farsi più male possibile.

Daniel è un'ombra, una sagoma nera sfiorata da un velo di luce che si confonde nell'oscurità.
Il riflesso flebile che gli illumina una guancia, amplificato dal luccichio della traiettoria, stupenda, delle lacrime.